La Storia della Missione

 


 


LA STORIA DELLA MISSIONE CATTOLICA ITALIANA DI DÜSSELDORF



La Missione Cattolica Italiana di Düsseldorf nacque intorno ai primi anni ’70. Raccontare tutta la sua storia sarebbe un impresa piuttosto complicata, e presupporrebbe l’esistenza di notizie dettagliate di cui non disponiamo. Vale comunque la pena riportare i momenti fondamentali della sua storia, lunga ma anche molto bella.
La sede iniziale fu assegnata nel 1967 e si trattava di uno scantinato locato nella Blücherstraße. L’allora Missionario si chiamava Padre Lorenzo. Egli fu il primo Missionario a mettere il proprio lavoro a disposizione degli emigrati italiani in Germania, i quali erano per lo più uomini soli, che avevano lasciato mogli e figli in Italia, con l’intenzione di riunirsi a loro, eventualmente, nel loro nuovo paese, dopo aver trovato una sistemazione adatta ad accoglierle. I primi tempi, non disponendo essi di molti mezzi economici, hanno vissuto in umili alloggi. In quel periodo critico e triste della loro vita, le prime persone a offrire loro il proprio sostegno furono proprio i missionari cattolici.
Tra il 1967 e 1968 fu assegnata la prima residenza ufficiale, locata nella Becherstraße 25. Il Missionario era Don Alfredo. Durante il suo mandato la Missione diventò un punto di riferimento per quegli italiani che venuti in Germania in cerca di lavoro, non avevano ancora n&ecute; amici né conoscenti, ma potevano trovare in questo ambiente accoglienza e serenità. Avendo allora molte difficoltà con la lingua, il Missionario offriva loro il suo aiuto non solo in forma di messaggio cristiano o catechistico, ma anche con assistenza concreta, come per esempio in caso di necessità di documenti o per problematiche incalzanti di ordine quotidiano. L’idea dei primi emigrati era di lavorare un paio d’anni e poi rimpatriare definitivamente, in realtà però la maggior parte di loro è rimpatriata solo in età di pensionamento.
Nel 1975 al timone della nostra Missione arrivò un sacerdote proveniente dal Trentino Alto Adige — Don Marcello Bortolini, aiutato da una parte dalla Missionaria volontaria Rina Pradel, dall’altra dagli assistenti sociali Pasquale Vitale e Anna Del Re, con i quali divideva le sale della Missione. Don Marcello sentì che era tempo di cambiamento, anche perché gli emigrati italiani cominciavano a trovarsi in una situazione economica e sociale più agiata rispetto ai primi tempi, avevano ottenuto gli stessi diritti dei cittadini del paese ospitante, e cercavano ora il ricongiungimento con le proprie famiglie rimaste in Italia. È da allora che è stata intrapresa una strada di lavoro piuttosto nuova. Il Missionario ha dato un senso nuovo al suo lavoro e al suo ruolo di Missionario, offrendo anche molto del suo impegno cristiano per migliorare la cooperazione con la parrocchia ospitante tedesca.
Nel 1979 arrivò un secondo Missionario nella nostra comunità, Don Silvio Pradel. Il suo spirito giovane fu di ispirazione per tutti quei giovani che frequentavano l’ambiente della Missione. In particolare diede speranza a quei ragazzi che avendo vissuto con dolore il trasferimento dall’Italia alla Germania, e che vivevano in Germania nel ricordo nostalgico dei“bei vecchi tempi italiani”. Ricordi che non consentivano loro di vivere in modo libero, autentico e creativo, né la loro nuova vita in Germania né la loro fede cattolica. Egli fu in grado di trasmettere a questi giovani il desiderio di ricominciare e di rimboccarsi le maniche per vivere nel presente e non nel ricordo del passato. Purtroppo però, anche lui, qualche anno dopo, dovette lasciarci per prendere la guida delle Missioni di Neuss–Grevenbroich e Dormagen.
In questo periodo, tra le tante attività che nacquero all’interno della Missione, si vogliono qui menzionare: un’associazione di nome AFID (Associazione Famiglie Italiane Düsseldorf); diversi gruppi giovanili di notevole consistenza; incontri spirituali e biblici preparati dal nostro Missionario Don Marcello e con la partecipazione dei padri scalabrini di Colonia, a cui partecipava un afflusso notevole di giovani. Inoltre, grazie alla capienza della nostra struttura — 400–500 persone — sono state organizzate recite sui temi della creazione, del natale, della Passione e della vita di San Francesco. Coordinatore di queste “imprese”, e sempre onnipresente, era Don Marcello. Il suo lavoro intenso e diligente, difficile da riassumere in poche righe, si chiude nel mese di giungo dell’anno 2004. Dopo 30 anni di lavoro per la gente del nostro paese, rientra nel Trentino, lasciando un meraviglioso ricordo nel cuore di tutti i fedeli che lo avevano conosciuto.
A settembre 2004 arriva il nuovo Missionario, Padre Carlo Campiglia dell’ordine dei Scalabrini. Padre Carlo, uomo molto saggio e preparato, ha un nuovo modo di vedere le cose. Il suo spirito missionario si manifestava nel suo linguaggio diretto e sincero, nella spiritualità che infondeva nelle liturgie eucaristiche, nei suoi canti, ricordo a noi ancora molto caro. È durante il suo mandato, nel 2007, che la sede della Missione viene trasferita nella Ludwig–Wolker–Straße 10, 40477 di Düsseldorf. Il suo mandato è durato quasi tre anni, poi, per motivi di salute è dovuto ritornare in Italia. A questo punto inizia un periodo un pò strano per la nostra Missione, che in pratica rimane per alcuni mesi senza Missionario. C’è di nuovo da rimboccarsi le maniche. C’è solo l’assistenza domenicale per le sante messe. È stato un periodo duro, che è stato superato, grazie anche al sostegno temporaneo di Padre Roberto dellèordine dei Scalabrini. È rimasto con noi circa otto mesi e ha lasciato un segno indelebile nei nostri cuori. Con la sua dolcezza e la sua semplicit&agreve; ci ha donato la gioia e la fiducia necessari per cominciare un nuovo percorso. Con lui abbiamo vissuto un periodo difficilmente ripetibile. Grazie al suo linguaggio semplice e profondo ci ha dato quella ricarica cristiana di cui avevamo tanto bisogno per ri-prendere il cammino.
Infine nel settembre 2008 arriva il nuovo Missionario: Don Adalberto Bytner. È di origine polacca, ha studiato in Italia, ed è tra noi come se in Polonia non ci fosse mai stato …







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